Dopo l’abolizione dei Voucher avvenuta ad opera dell’allora governo Gentiloni, i Voucher tornano sulla scena ma con una normative notevolmente stringente, in casi particolari e con molte limitazioni. In questo articolo andremo a vedere l’applicazione dei Voucher nei casi di lavoro accessorio ma prima di tutto dobbiamo andare a descrivere cosa si intende per questo tipo di lavoro, chi ne può usufruire e in che termini, con quali limiti temporali ed economici ma resta il fatto che i voucher sono ricomparsi.
Cosa è il Lavoro Accessorio
Il Lavoro Accessorio è quel tipo di prestazione lavorativa dal carattere occasionale e discontinuo che non può essere inquadrata in nessuna tipologia contrattuale, né subordinata né autonoma.
Rientrano in questa tipologia lavorativa tutte le attività lavorative meramente occasionali che un tempo, e ancora oggi certamente, costituivano lavoro nero che sfuggiva alla tassazione e alla contribuzione.
Attraverso la reintroduzione dei Voucher per retribuire queste prestazioni lavorative il Governo ha inteso mettere in atto un meccanismo di emersione del lavoro in nero e quindi anche di contrasto all’evasione fiscale che ne deriva.
Lavoro accessorio nelle piccole imprese
Sia nel caso di prestazione di lavoro accessorio presso piccole imprese che presso professionisti, è ammesso il pagamento con voucher nel limite complessivo di 5 mila euro annui ma non più di 2.500 euro per ciascun datore di lavoro.
Il tetto viene elevato a 6.250 Euro se il prestatore è un pensionato o uno studente o un disoccupato percettore di reddito di inclusione o altri istituti di sostegno al reddito.
Il Libretto di Famiglia
Le famiglie possono attivare un libretto, come se fosse una card prepagata, che può essere utilizzato per retribuire prestazioni di lavoro accessorio presso la famiglia stessa.
Questo libretto si attiva presso la piattaforma informatica dell’Inps oppure presso gli Uffici postali e può essere utilizzato dalla famiglia per retribuire prestazioni di piccoli lavori domestici, pulizie o manutanzioni, assistenza domiciliare a componenti la famiglia o ripetizioni scolastiche.
Per ciascuna ora è prevista la retribuzione pari a 10 euro lordi di cui 2,50 euro sono trattenuti per tasse e contributi all’Inps. I compensi non sono soggetti ad altre imposizioni fiscali e sono computabili ai fini del rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno.
Comunicazioni all’Inps
La nuova normativa riguardante i Voucher, come abbiamo detto, è decisamente più stringente della precedente prevista dal Jobs Act che comunque prevedeva comunicazioni all’Inps ma in tempi più dilatati, a consuntivo.
Nella nuova normativa il datore di lavoro, piccola impresa o professionista, deve comunicare all’Inps, tramite la piattaforma telematica, tutta una serie di dati, come i dati del prestatore di lavoro, il luogo di prestazioine, la durata eccetera, almeno un’ora prima dell’inizio della prestazione.
Comunicazione all’Inps dalle famiglie
Diversa la comunicazione da parte delle famiglie che non sono soggette a comunicazioine preventiva ma sono comunque tenute a comunicare entro e non oltre i primi tre giorni del mese successivo all’avvenuta prestazione lavorativa i dati.
Questi devono consistere in numero di titoli utilizzati, i dati del prestatore di lavoro, l’ambito di prestazione effettuata e la durata della prestazione lavorativa stessa.
La comunicazione può essere realizzata tramite Contact Center, piattaforma informatica Inps o tramite i Patronati.
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