Cos’è il drawdown e perché spaventa più di quanto dovrebbe

Drawdown
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Sentir parlare di drawdown può mettere ansia, ma capire davvero cosa significa può fare la differenza tra vendere nel panico e restare calmi.


Se investi da un po’, anche solo in un PAC o in un fondo comune, prima o poi ti sarà capitato di vedere il tuo capitale “scendere”. Non di poco, magari del 5%, 10%, o più. E lì, tra una schermata dell’home banking e l’altra, hai letto la parola: drawdown.

Spesso è associata a concetti tipo “massima perdita”, “rischio”, “volatilità”. Ma siamo sicuri che il drawdown vada vissuto sempre come un segnale d’allarme?

In questo articolo ti spiego in modo semplice cos’è davvero il drawdown, perché capita a tutti, anche ai professionisti, e come gestirlo senza farsi travolgere dalla paura.

Cos’è il Drawdown in parole semplici

Drawdown significa letteralmente “discesa”. È la differenza tra il valore massimo raggiunto da un investimento e il punto più basso toccato subito dopo.

Facile esempio:

  • Hai investito 10.000€

  • Il portafoglio sale a 12.000€

  • Poi scende a 9.000€
    → Il drawdown massimo è del 25%, perché è la perdita calcolata dal picco (12.000€) al minimo (9.000€).

È importante sottolineare che non si parla di perdita definitiva, ma di calo temporaneo.

Perché fa così paura?

Perché nessuno ama vedere il proprio capitale ridursi. Anche solo sulla carta. Il drawdown ha un forte impatto psicologico, soprattutto per i risparmiatori che non sono abituati alle fluttuazioni dei mercati.

Il problema nasce quando si confonde un drawdown con una perdita definitiva.
Molti, vedendo un -10%, pensano: “Meglio vendere tutto prima che peggiori”. Ma se si tratta di un normale calo di mercato, vendere equivale a bloccare le perdite e rinunciare alla possibilità di recupero.

Alcuni esempi reali, giusto per capirci

Prendiamo il 2020: nel giro di tre settimane, a marzo, molti mercati hanno perso il 30% o più. I portafogli bilanciati, persino quelli prudenti, hanno visto drawdown tra il 10 e il 20%.
Ma chi ha resistito — senza toccare nulla — nel giro di 12-18 mesi era tornato in positivo.

Oppure il 2022: l’anno in cui azionario e obbligazionario sono scesi insieme. Molti portafogli “sicuri” hanno subito drawdown importanti, proprio perché le obbligazioni, anziché proteggere, hanno perso valore con la salita dei tassi.

Anche nel 2024, con l’incertezza sulle elezioni USA e i primi segnali di recessione tecnica in Germania, diversi ETF globali hanno avuto flessioni del 10–15%. Ma erano drawdown, non crolli sistemici.

È sempre un male? Spoiler: no

Il drawdown è parte del gioco. Se il tuo investimento ha obiettivi di lungo periodo, è normale che attraversi fasi di discesa.

Anzi, in certi casi un drawdown contenuto è segno di buona gestione del rischio. Un fondo che in mercati negativi scende “solo” del 5%, mentre il mercato perde il 15%, sta probabilmente facendo il suo lavoro.

Inoltre, il drawdown può essere un’opportunità. Se stai facendo un PAC, i cali temporanei ti permettono di acquistare a prezzi più bassi. A condizione di avere pazienza.

Come si misura e perché ha senso farlo

I gestori professionisti usano il drawdown massimo come indicatore di rischio.
Un portafoglio che negli ultimi 5 anni ha avuto un drawdown massimo del 12% è più stabile rispetto a uno che ha toccato punte del 30%.

Ma attenzione: nessun investimento è esente da drawdown. Se uno strumento non ha mai subito cali, probabilmente è troppo prudente (e poco redditizio).

Come gestirlo senza perdere il sonno

Alcuni consigli pratici per convivere col drawdown:

  • Conosci il tuo profilo di rischio: se un calo del 10% ti toglie il sonno, forse sei troppo esposto.

  • Diversifica bene: più asset, più decorrelazione = drawdown più contenuto.

  • Dai tempo al tempo: il drawdown si recupera solo se si resta investiti.

  • Non guardare l’home banking ogni giorno: il monitoraggio ossessivo amplifica la paura.

  • Segui un piano (e rispettalo): i drawdown sono previsti nelle strategie a lungo termine.


Conclusione

Il drawdown è un segnale importante, ma non deve essere frainteso.
Dice che il tuo portafoglio ha vissuto un momento difficile, ma non ti dice se è il caso di uscire. Per quello serve un’analisi più ampia: asset allocation, orizzonte temporale, strategia.

Come in montagna, non si valuta un sentiero solo per il punto più ripido. Si guarda l’intero percorso.

Quindi sì, rispetta il drawdown, ma non lasciarti dominare. Perché alla fine, ciò che fa la differenza non è l’andamento del mercato. È il tuo comportamento quando le cose si fanno difficili.

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